di Nicola Brizio
#0 FORSE NON NE AVEVAMO DAVVERO BISOGNO
Se è vero che errare è umano ma perseverare è diabolico immagino che all’inferno esista un girone riservato per i membri del direttivo della nostra bella radio i quali nel giro di nemmeno tre anni, abbandonandosi all’incoscienza, mi hanno affidato non solo una trasmissione delirante ma anche questa rubrica della quale, forse, non avevamo davvero bisogno.
Un po’ di bisogno a dirla tutta io ce l’avevo, ora oltre che uno scrittore potrò convincermi di essere un opinion leader e il mio ego continuerà a ingrandirsi rimanendo inversamente proporzionale alla mia modesta altezza e alla mia ancor più modesta levatura morale.
Ogni lunedì, con il benestare di Fortunato e soci, potrò continuare a illudermi e soprattutto a illudervi perché quando il bluff funziona poi va da sé che il baro ci prende gusto.
Forse non avevamo davvero bisogno delle lavatrici, dello scaldabagno, delle TV a colori e delle autoradio estraibili a prova di ladruncoli.
Quella del blog, lo si metta agli atti, mi sembra un’ottima idea.
Un blog permette di trasformare gli ascoltatori in lettori e solo Dio sa quanto abbiamo bisogno di lettori in questo paese e poi diciamocelo con un blog è possibile raggiungere molte più persone, c’è perfino chi ne ha raggiunte così tante da fondare un partito e andare al governo.
Forse non avevamo davvero bisogno di Cabrini ai mondiali dell’82, di Zenga a quelli del ’90, di Barone in quelli del 2006.
Probabilmente non avevamo bisogno delle false citazioni di Voltaire, di Bukowski e Magalli da spiattellare sui social.
E passiamo dunque alla carrellata di buone intenzioni che contraddistingue ogni numero zero di qualsiasi rubrica perché anche i lettori, nonostante l’attenzione alla lettura paia essersi drasticamente abbassata nel corso degli ultimi quindici anni, devono pur capire qualcosa di quel che si apprestano a leggere.
Da queste colonne, nelle prossime settimane, mi piacerebbe parlare di conflittualità.
Non di conflitti, attenzione, ma dell’attrito costante e addirittura crescente che nonostante il distanziamento fisico intercorre fra le persone, le generazioni, i parenti, gli ultimi e che, mi pare, facciamo molta fatica a tematizzare di questi tempi.
Forse non avevamo davvero bisogno di Vasco Rossi, forse non avevamo davvero bisogno di un algoritmo che basandosi sulle nostre preferenze incanalasse i nostri ascolti digitali rendendoli pateticamente omogenei.
Giovani che si confrontano a fatica con i meno giovani, quasi come se parlassero lingue diverse (e spesso sì, le parlano davvero), nichilisti e ottimisti, garantiti e precari.
Siamo il paese dei campanilismi, dei Guelfi contro i Ghibellini, da grande paraculo quale certamente sono ho optato per un argomento sul quale si potrebbe scrivere di qui all’eternità.
Non aspettatevi scoop, congetture fantasiose, incastri improbabili, iniezioni di dubbi subdoli, complotti a buon mercato, quelli potete già trovarli un po’ ovunque in questa Cloaca Massima che è il web.
Io mi chiamo fuori dalla polarizzazione ad ogni costo anche perché, ormai è chiaro, la negazione della versione ufficiale è la ragion d’essere dell’informazione che si definisce indipendente.
L’informazione che vorrebbe essere indipendente, al contrario, è la più dipendente che ci sia e, nello specifico, dipende dall’informazione mainstream.
Se non ci fosse un’informazione mainstream da smentire quante pagine blog, giornali online, canali YouTube e gruppi vari chiuderebbero i battenti?
Ecco, chiarito che “a questo gioco al massacro io non ci sto!” (Oh mio Dio, una fitta al cuore) torno alla premessa dalla quale sono partito all’inizio: di questa rubrica forse non avevamo davvero bisogno.
Probabilmente non avevamo davvero bisogno di una crisi di governo in questo momento, sicuramente non avevamo bisogno di una pandemia.
E quindi? È quasi un anno che tiriamo a campare aggrappati soltanto a ciò di cui abbiamo davvero bisogno: cibo, un tetto, un lavoro per chi ancora ce l’ha.
A me, senza tutte quelle cose delle quali forse non avevamo davvero bisogno, sembra una gran vita di merda.
Nicola Brizio: nasce (per errore) ad Alba nel 1993.
Dopo gli studi abbandona l’Italia e trascorre due anni in Germania vivendo tra Hannover, Dortmund e Berlino. Tornato in Italia cura le sceneggiature di svariati cortometraggi del collettivo Utopia Underground Film e scrive recensioni letterarie per il settimanale Il Braidese. Ha pubblicato due romanzi di narrativa: “Fame plastica” nel 2017 e “L’ossessione della forma” nel 2019. Tutti i lunedì conduce Radical Nik alle 21.00 su Radio BraOnTheRocks.
DIo benedica gli incoscienti alcolizzati che quella sera davanti al Caffè Boglione ti affidarono lo spazio culturale di Radio Braontherocks. Grazie Nicola lettura piacevole.