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la rubrica di Nicola Brizio

#4 LA RIVINCITA DELL’INDIVIDUO E LA PRIMISSIMA CONFLITTUALITÀ

La settimana scorsa abbiamo visto come nell’identificazione dei soggetti verso i quali occorre rivolgere la nostra conflittualità sia fondamentale tracciare un confine ben delineato tra i fatti incontestabili (potremmo dire empiricamente dimostrabili ossia quelli che trascendono la soggettività, non uso il termine verità perché contiene in sé una vena di presunzione che non mi piace quando utilizzato in un discorso divulgativo come quello fra me e voi) e l’aneddotica quando la si pretende universale che io ho definito assolutizzazione dell’esperienza.
Questo non deve spingere l’individuo a relegarsi ai confini del conflitto o a considerarsi passivo spettatore dello stesso.
Le esperienze di ognuno non vanno assolutizzate ma sono una base solida sulla quale poggiare la ricerca degli obbiettivi.
È vero che siamo abituati a considerare la conflittualità come qualcosa che interessa le masse (poveri contro ricchi, francesi contro inglesi, conservatori contro progressisti) ma è altrettanto vero che la primissima conflittualità, quella che delinea il profilo psicologico di ognuno, si consuma all’interno dell’individuo accompagnandolo per tutta la sua vita di adulto.
È la base del pensiero freudiano, derivante per ammissione dello stesso Freud da quello di Schopenhauer, che mette al centro della struttura psichica dell’uomo il perenne conflitto relegato nell’inconscio fra il polo pulsionale e il polo normativo.
Il primo ci viene fornito e poi sottratto col passare del tempo dalla natura la quale ci dota di sessualità (per la riproduzione) e aggressività (per la difesa della prole) indispensabili all’autoconservazione della specie.
Il secondo possiamo considerarlo come l’impianto di regole e limiti fornito dai vari organi educativi (scuola, famiglia, catechismo, boy-scout…) che disciplinano i rapporti con le altre persone evitando continui scontri volti unicamente alla prevaricazione.
Freud chiama Es il polo pulsionale e Super-io il polo normativo individuando il questa continua fase di mediazione (ad opera di quello che definirà Io) l’origine della nevrosi.
All’individuo potrebbe capitare di tornare a casa dal lavoro e trovare la propria moglie a letto con un collega.
Messa a fuoco la spiacevole situazione la primissima conflittualità si consumerà all’interno dell’individuò che potrebbe cedere alla pulsione che incanalerà la sua collera e la sua delusione verso una colluttazione violenta oppure passare oltre, perdonare, lasciare la moglie o percorrere un’altra opzione qualsiasi che non comporti l’impiego dell’aggressività come previsto dalla legge oltre che dalle regole di comportamento che probabilmente ha imparato a casa o a scuola.
Se negli interventi precedenti al lettore è capitato di domandarsi il perché di tutta questa mia attenzione nei confronti della conflittualità la risposta è qui: la natura dell’uomo è di per sé conflittuale perché conflittuale è il rapporto fra i suoi desideri e le norme di comportamento che ha interiorizzato col tempo.

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