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di Checco Matera

Il calcio di rigore è la punizione diretta più ambita nel giuoco del calcio. 
Uno contro uno, rigorista e portiere. Uno sguardo, pochi passi, freddezza e precisione.
Ma il calcio di rigore non è mai casuale. C’è una lunga ricerca del fallo da parte dell’attaccante, soprattutto dentro l’area di rigore. Le sottili linee che definiscono i limiti dell’area e la realtà dalla simulazione di fallo (mimata con le due braccia come a dire “si è tuffato!”).
L’obiettività del tifoso di entrambe le squadre viene meno di fronte alla possibilità di un rigore. Nell’ipotesi che venga commesso lo stesso tipo di fallo da una parte e dall’altra fa emergere la bipolarità del tifoso. Lo so può vedere reclamare a gran voce il fallo nel primo caso e gridare al complotto nel secondo. Pur essendo la stessa cosa.

Tornando alla partita, una volta ottenuto (dopo sterili tentativi), c’è la scelta del tiratore. Il rigorista mette in luce il suo rituale, come a sua volta il portiere. Da una parte si cerca di posizionare la palla nel punto perfetto del dischetto guadagnando quanti più centimentri possibili. Il portiere lo osserva con la sua personale danza. L’arbitro fischia. Inizia la rincorsa e il calcio di rigore inizia a prendere forma, il pubblico sibila e il portiere ha qualche decimo di secondo per intuire dove tuffarsi. Il rigorista arriva sul pallone ed effettua il tiro.
Il silenzio.
Il Gol / La parata / Palla sul palo / Palla Fuori

Poi ci sono i Tiri di Rigore che si effettuano quando una partita ad eliminazione diretta finisce in pareggio dopo i tempi supplementari. A differenza del calcio di rigore, questi non sono un’opportunità in più ma una vera e propria roulette russa. La tensione che si prova per questi rigori è direttamente proporzionale a quanto si è avanti nella fase finale del torneo. Essere eliminati così è frustrante. Tanti sono stati i tiri di rigore che ci hanno emozionato o fatto arrabbiare.
Ricordate i tre mondali degli anni ’90? Tre eliminazioni ai rigori. Solo i rigori alla semifinale degli Europei del 2000 e alla finale dei Mondiali 2006 ci ha un po’ riscattati. Ma uno in particolare non solo ve lo ricordate, bensì ricordate pure dove eravate e con chi. Roberto Baggio, USA 94, Italia – Brasile. Io ero nel cortile del mio condominio, avevo 10 anni e una televisione era montata sul balcone di un appartamento a piano terra. Baggio ci aveva portato fino a lì e, ironia della sorte, l’ultimo rigore sbagliato è stato il suo.

Una metafora della vita se ci pensate.

Perchè in fondo quando state seduti da casa riponete una grande fiducia il quel tiro che, nel caso venga messo a segno, vi sentirete appagati, al contrario vi farà salire frustrazione, tristezza e rabbia. In alcuni casi, alcuni esperti spiegheranno che il rigorista avrebbe dovuto tirarlo più in là, meno forte, più avanti, ecc. Altri accuseranno qualche presunta zolla. Altri ancora daranno la colpa alle scelte dell’allenatore nel non aver selezionato uno invece che l’altro. Forse è colpa dell’umidità, di un’unghia incarnita o di una carenza di vitamina B12.
A casa sì, si ha sempre un’ottima visuale, ma chissà se avete anche un ottimo piede?

Insomma, tirereste mai quel maledetto calcio di rigore!?

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