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Di Chiara Fissore

Ti è mai capitato di sentire l’eco dell’ecologia?

Per me è un momento particolare in cui ti trovi di fronte a qualcosa di inutilizzabile e pertanto da smaltire ma ti risuonano come un ruggito viscerale le parole di Naess, della maestra delle elementari o qualunque invito all’ “essere ecologico” ricevuto.

Citando Naess: “la nostra specie non è destinata ad essere la piaga della Terra. Se l’uomo è destinato ad essere qualcosa, probabilmente è colui che, coglie il significato di questo pianeta come totalità nella sua immensa ricchezza. Il senso di sé dell’ecologia profonda richiede ulteriore maturità e crescita, un’identificazione che oltrepassa l’umanità per comprendervi il mondo non umano”.

Personalmente queste parole mi caricano “a pallettoni”, tanto che di fronte a qualunque rifiuto mi persuado di potermi trasformare nell’ ibrido perfetto tra Greta Thunberg e Giovanni Muciaccia.

Nell’ imbattermi in dei vecchi volantini di Braontherocks riportanti vecchio logo e vecchio palinsesto, non ho resistito e sull’ onda di questi pensieri l’ho portati a casa con entusiasmo.

Il giorno dopo l’euforia mi era decisamente scesa, rientrata dal lavoro nella penombra di una stanza, eravamo io e i vecchi volantini.
Stallo alla messicana, face to face comprensivo di lunghi sospiri.
Quand’anche mi parve sospirasse la pila di volantini a sua volta, realizzai che realisticamente si trattava del residuo di qualche ottima festa precedente al Covid o semplice stanchezza.

Ad ogni modo non potevo lasciar stare, quindi per sbloccarmi iniziai a pensare eco: ecolavaggio, ecobonus, Umberto Eco, Heidy che grida tra le montagne della Svizzera…

Pensai che avrei potuto realizzare un castello di carte,”La casa di carta”, dei sottobicchieri, incartare regali, sistemarli sopra gli armadi per evitare l’accumulo di polvere, aiutare un traslocatore evitando che nei suoi scatoloni gli oggetti collidessero. Pensai che si avvicinava il carnevale e potevo farci dei coriandoli o delle maschere per i miei nipoti. Oppure ancora, potevo far smettere di traballare ogni mobile della mia città.
Mi resi conto di aver smarrito il centro, quindi pensai di recuperarlo alla vecchia maniera, creando un mandala.

I mandala sono usati in numerose tradizioni spirituali per focalizzare l’attenzione, per definire uno spazio sacro e per aiutare la meditazione.
Nella tradizione buddista i mandala vengono disegnati per giorni con sabbie colorate e poi distrutti, a simboleggiare l’impermanenza del mondo materiale.

In conclusione ho arrotolato carta concentricamente e geometricamente per giorni ascoltando la radio, scomponendo il mandala e lasciandomi trasportare dalla fantasia è successo quanto sotto:

#TAVOLA 1-Radio BraOntheflyer
Riflettendo ancora più a fondo qualunque cosa avessi realizzato l’importante era riciclare.
Riciclare carta significa risparmiare il 65% dell’energia necessaria per produrre nuova carta e riduce l’inquinamento delle acque del 35%, quello atmosferico del 74%.

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