#6 I CONFLITTI ALL’OMBRA DEI CAMPANILI E QUELLO SPAZIO DI CONFRONTO CHE ANCORA NON CI MERITIAMO
Ho appreso e riflettuto sulle recenti decisioni dell’amico Enrico Sunda in merito al suo gruppo su Facebook, una comunità social che da un certo punto di vista merita rispetto, non fosse altro che per le dimensioni che ha raggiunto.
Non entro nel merito della politica che regola il gruppo, ho la mia opinione ma non credo di aver alcun titolo per esprimermi in merito alla vicenda.
Quello che posso fare, invece, è osservare e provare a tirare qualche conclusione come spesso mi capita partendo dal piccolo per arrivare al grande.
Sono un assiduo lettore del gruppo cittadino anche se devo confessare di non essere mai intervenuto per rispetto di me stesso in nessuno dei battibecchi che si sono susseguiti quasi uguali nel corso degli anni con soltanto leggere variazioni sul tema, dalla politica agli eventi cittadini, dalla gestione dei rifiuti alla pandemia.
Sono stato una sorta di guardone digitale insomma e nel mio voyeurismo social mi è capitato a volte di ridere, altre di guastarmi il sangue, altre ancora di terminare la lettura decisamente schifato e addirittura preoccupato.
Il gruppo di Sunda (il quale deve essere dotato di pazienza divina dal momento che ha ancora voglia di stare dietro alle lagne di una parte consistente dei suoi trentamila iscritti) è una buona metafora di quel che sono diventati i social e, più in generale, internet.
Sono sempre a favore del conflitto dialettico, questa stessa rubrica poggia le fondamenta su questa mia convinzione ma ogni volta che mi capita di aprire un social mi rendo conto che in meno di quarant’anni abbiamo ridotto internet come il cesso di un autogrill.
Proprio così, una parete bianca dove riversare le proprie frustrazioni e dar libero sfogo alle pulsioni più becere.
E dire che sarebbe potuto essere un grande campo dove far regnare la libertà e il confronto.
Già, “sarebbe potuto essere” e invece non è stato, è rimasto utopia come tutto ciò che richiede disciplina, rispetto reciproco e autogoverno fino a trasformarsi nell’esatto opposto di ciò per cui forse era stato pensato.
Internet non è più un bambino anche se alla maggior parte di coloro che lo usano per sfogare le proprie bassezze deve sembrare assai giovane e non essendo più un bambino forse siamo perfino in ritardo per dargli delle regole.
Nessun bavaglio, intendiamoci, norme di comportamento e convivenza civile che però andrebbero insegnate fin dall’infanzia.
Si può rimediare? Magari non è troppo tardi ma il percorso è lungo e parte certamente dalla consapevolezza che le regole servono e se si rivelassero sbagliate ci sarà tempo e modo di cambiarle .
Perfettamente d’accordo con te!!!!Invece di essere un luogo di confronto e crescita ,è diventato il luogo in cui sfogare la propria rabbia ed intolleranza!!!