#8 LA SOTTRAZIONE DELLE PROPRIE OPINIONI
Vorrei evitare di dare la colpa al Covid che ormai sembra essere diventato, spesso a ragione, il capro espiatorio buono per ogni disgrazia e ogni stagione ma devo ammettere che da quando la solitudine delle mura domestiche è diventata routine si è acuita la mia allergia al dibattito pubblico.
Intendiamoci, lo sostengo e lo sosterrò, se non ci fosse dibattito pubblico la situazione sarebbe preoccupante, tanto più in un momento del genere.
Eppure non riesco a ignorare questo fastidio logorante che si presenta in maniera seria e sempre più ricorrente.
Non sopporto chi non la pensa come me e ancor meno sopporto chi la pensa come me, se avessi il coraggio di scavare più a fondo mi accorgerei che probabilmente non sopporto nemmeno me stesso.
Guardo gli estratti più beceri dei talk, non di mia sponte ma perché un algoritmo me li propina, lo stesso algoritmo che mi permette di incappare in continuazione in battibecchi virtuali portati avanti con una grammatica truculenta e una sintassi da far sanguinare gli occhi.
I protagonisti degli alterchi finiscono sempre per somigliarsi un po’ fra loro, anche fisicamente.
Ringhianti, sudaticci, con un rivolo di bava sempre in equilibrio agli angoli della bocca.
Pronti a difendere con le unghie e con i denti le proprie certezze di cartapesta da non mettere mai in discussione per nessun motivo, non importa quante evidenze ci siano a provare il contrario.
E non è finita, il vocabolario utilizzato in queste diatribe meriterebbe uno spazio che qui non possiamo fortunatamente (per voi che leggete) permetterci.
È tutto un “Io ritengo”, “Io sostengo”, “Io dissento” come nel miglior gergo da funzionario della prima Repubblica.
Ma che ritenete? Ma che sostenete? Ma chi siete? Fanfani?
Io, che pur pecco spesso di ostentata presunzione, non mi spingerei al di là dell’ “Io penso” e già pensare di questi tempi è un lusso oltre che una fatica.
Questo rivendicare la propria necessità (attenzione ho detto necessità non diritto) ad avere un’opinione su qualsiasi cosa è stucchevole.
Siamo soggiogati dall’ossessione del “più” come segno algebrico, sottomessi all’addizione quando vista l’epoca che ci è toccata e non fa che rivelarci ogni giorno la complessità del mondo e delle dinamiche che lo regolano dovremmo imparare a sottrarre.
Poche opinioni, possibilmente relative a ciò che conosciamo.
Sarebbe già un ottimo primo passo.