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(La perfezione)

Oggi il nostro viaggio musicale ci porta sulle pendici di una band stratosferica del rock internazionale, il famoso dirigibile Led Zeppelin, fonte di ispirazione per innumerevoli altri artisti nei tempi a venire, prova ne sono nel nostro tempo contemporaneo i Greta Van Fleet che a loro si ispirano. Questo secondo loro lavoro mette in mostra le loro innumerevoli potenzialità individuali ed è un disco dove il discorso musicale è ormai delineato.

Il disco si apre con “Whole lotta love”, uno dei brani più conosciuti non solo della loro produzione, ma di tutto il panorama rock. L’assolo di chitarra di Page arriva come una rasoiata tanto è potente e determinato. Jimmi Page che nel 1968 lui che aveva mosso i primi passi negli Yardbirds, aveva deciso di formare un gruppo dove poter suonare la musica che aveva in mente ed ecco che mise su la baracca…e che baracca. “What is and what  should never be” , traccia n,2, si apre con un fraseggio acustico rilassante. La tregua dura poco perchè fluisce subito lava incandescente da questa chitarra elettrica, quasi assassina, e la voce di Robert si ammoderna, si fa parte integrante, cosi come aveva fatto nel pezzo precedente, dove quasi aveva assunto le tonalità di un amplesso.

La musica scorre e si va con “The Lemon Song” , dove il limone in questione altri non è che una smaccata allusione all’organo sessuale maschile. Plant corre e scalpita, ma qui entra in scena John Paul Jones, ora il proscenio è suo. Il basso suonato in maniera stellare quasi a reclamare il proprio spazio. La prima facciata del vinile si chiude con “Thank you”, una deliziosa ballata acustica ,dove Plant omaggia sua moglie Maureen. “Heartbreaker” e “Living loving maid” risultano due tracce quasi concatenate perchè dal finale della prima attacca subito la seconda, che, dalle dichiarazioni della band. risulta uno dei pezzi da loro meno amati, mentre “Heartbraker” è uno dei brani più hard rock della loro carriera.

“Ramble on” fa accenno al mondo sommerso della prostituzione. Gli accostamenti sono evidenti nel testo e mentre Robert Plant continua a lavorare indefesso di ugola, ecco qui che Page ,in maniera irruenta, entra in scena con un assolo terribile. Sembra quasi ti sbatta la chitarra sulla faccia tanto è potente ed impetuoso…altri tempi, altra musica, altra storia. “Moby Dick” è un brano fatto su misura per il più grande batterista di tutti i tempi. Qui John “Bonzo” Bonham parte con un assolo che dal vivo poteva essere interminabile. La sua tecnica inarrivabile ne ha fatto una leggenda dello strumento e del rock in generale, tanto è vero che, all’atto della sua prematura dipartita a soli 32 anni, i Led Zeppelin, dichiararono chiusa la loro esperienza musicale e si sciolsero anche in segno di rispetto e di affetto verso il loro grande amico scomparso. E’ chiaro che non sarebbe stato più come prima.

Il blues , altro grande amore del gruppo e non solo, visto che negli anni a seguire farà capolino anche tanta musica etnica nella loro produzione, chiude il disco con il brano Bring it on home, rivisitazione di un classico di Sonny Boy Williamson, classico blues man. Qui si chiude l’album di una bellezza commovente, dove l’ascoltatore viene sempre rapito e ammaliato da un’epoca inarrivabile e unica, dove gli Zeppelin, e non solo, sono testimonianza di un qualcosa che non potrà mai essere dimenticato nè avvicinato.

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