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di Zio George

Fino a quel momento la musica mi giungeva ovattata fatta di ascolti veloci captati qua e là in simbiosi con voli pindarici di imberbe adolescente.

I sogni chiusi in un cassetto, le prime cotterelle giovanili, i primi turbamenti. Tramite un amico del mio caro amico del cuore, quel 1973 feci un incontro fondamentale per la mia consapevolezza musicale, mi arrivò come un temporale l’amore per il rock portatomi a casa da Made in Japan dei Deep Purple.

Mi prestò questo doppio dal vivo lo ascoltai e me ne innamorai , rimasi folgorato da tanta bellezza e in quell’assolato pomeriggio del 1973 decisi e compresi che il rock era la mia musica.

Made in Japan uscì a dicembre 1972 frutto di magistrali concerti tenuti dalla band a Tokio e Osaka a cavallo del ferragosto 1972e dopo pochi mesi era a casa mia per colpirmi come un maglio. Senza ombra di dubbio resta uno dei capisaldi, indispensabile, indiscutibile disco che il rock abbia concepito.

Magistrale fino alla perfezione dove niente è lasciato imperfetto o al caso e ogni nota è una ricchezza sonora. La selezione raccoglie gli ultimi lavori in studio fatti fino allora vale a dire estratti da Machine Head, Fireball e In Rock.

La band in gran spolvero, quella storica quella che ci ha fatto sognare fantasticamente avvolti nella loro maestria era formata da: Blackmore istrionico fantastico chitarrista, Glover e Paice pulsante instancabile macchina ritmica, Lord talentuoso tastierista(non per nulla fresco di conservatorio) e Gillan vocalist dalle note taglienti come rasoi.

Higway star apre le ostilità, il volume dello stereo è a palla, parte come un treno il tutto , veloce, inafferrabile, fino all’assolo liberatorio della chitarra di Ritchieche regala goduria allo stato puro, il tutto intriso di un insieme di ricami degli altri 4 che procedono spediti in un amalgama sonoro unico e pazzescamente intenso.

Chilld in time segnata dalle tastiere di Jon che introduce e prepara alla guerra di note di scale vocali laceranti e altissime di Ian, il tappeto sonoro chiama e lui il frontman risponde, chiede spazio e si va verso il cielo, mentre il delirio della folla fa da contraltare.

Il riff famosissimo di Smoke on the water qui si staglia ammiccante e variopinto mentre l’ascolto si fa assorto, ipnotico e si veleggia, ci si ciba di tanta bellezzae altri spazi chiede Ritchie ormai diventato cosa sola con la sua Fender.

Strange Kind of woman ci regala una delle pagine più sconvolgenti dela storia del rock, il diaologo pazzesco, dannatamente intrigante tra Ritchie e Ian ti entra nelle ossa, ti vibra nella cassa toracica, la chitarra traccia la strada da percorrere e la voce ripete le note espresse dalla Fender ancora e ancora mentre il resto del gruppo pompa musica incessantemente e finalmente si chiude con l’assolo immancabile di Ritchie.

The mule ci dà un saggio della bravura alle Pelli di Ian Paice (che a parer mio dopo Bonzo Bonham è il miglior batterista hard rock ). Picchia duro Ian eccome se picchia duro sui suoi tamburi. Lazy è il vademecum della maestria di Jon , il suo hammond quasi si libra nell’aria tanto è pulito e prezioso introduce e accompagna per mano i suoi colleghi portando Ritchie a fine brano con goliardica complicità  a suonarci quasi una marcetta giusto per riposare unn attimo. Cosa sono 20 minuti se costellati di grande musica di appaganti improvvisazioni dove la band si richiama e si compiace di tanto lavoro? Ecco Space Truckin chiude il disco l’apoteosi si è completata, ora è certo che il capolavoro è stato consegnato alla storia del rock.

Made in Japan è questo…Il rock , la grandezza di una band, un disco memorabile, bandiera dei miei ricordi, della mia giovinezza,che ancora oggi da uomo maturo riscopro nel mio cuore una volta di più.

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