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Goccia aprì gli occhi come ogni mattina nel suo piccolo mare trasparente. Il vetro scintillava intorno a lei in un mare di colori, nella boccia. Tutto era cambiato, inaspettatamente, nel suo piccolo mondo sul davanzale della finestra. Pesce era già al lavoro, instancabile, a nuotare le sue vasche avanti e indietro con l’aria di chi, infondo in fondo, ha capito qualcosa di molto importante. Goccia si stiracchiò e si lasciò trasportare per un pòdalla “corrente”, gli occhi spalancati a contemplare la meraviglia dei raggi del sole che, dolcemente, attraversando la boccia, sfioravano i sassolini sul fondo, proiettando sul vetro sfumature di mille colori.

– Ti vedo raggiante questa mattina – osservò Pesce, con un sorriso

– Vedi bene – rispose Goccia – In fondo, non puoi nasconderti, nell’acqua! – ridacchiò, guizzando con una capriola oltre il bordo della boccia.

– Accidenti – esclamò Pesce, alzando lo sguardo – Arrivi sempre più in alto! –

Più tardi, quando il sole iniziò a tramontare, nel mondo oltre la boccia, Goccia si precipitò al vetro, come ogni, sera, a contemplare il grande disco che si tuffava nella vastità del suo mare.

– Pesce, dovresti vedere… –
– E’ uno spettacolo magnifico – mormorò Pesce, accanto a lei.

Nei suoi occhi si intravedeva come sempre l’ombra della sua memoria di pesce rosso, ma quella sera il riflessodel crepuscolo illuminava il suo sguardo di una luce diversa.

Fu così che qualcosa di invisibile cambiò, nel piccolo mondo nella boccia.
Qualcuno imparò a guardare di più dentro. Qualcun altro imparò a guardare di più fuori. Tutti impararono a guardare di più.

E chissà che anche gli umani fuori dalla boccia non abbiano fatto altrettanto.

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